ROCCA SINIBALDA 2019
CONCORSO INTERNAZIONALE DI RESIDENZA ARTISTICA
Endecameron 2019
il giorno dopo la fine delle storie
da un’idea di cristina cenci e enrico pozzi, su un pretesto di Italo Calvino
Per dieci lunghi giorni Marco Polo ha tenuto il Male e la Morte fuori dal Castello e dal Regno di Kublai Kan. Lo ha fatto raccontando 55 città invisibili all’annoiato e malinconico Signore di Ogni Cosa. Con questi fantasmi di città il giovane veneziano ha animato di sensazioni, meraviglie e attese di piacere la mente e il corpo del Kan. Lo ha nutrito di vitalità e di Eros salvandolo dal sentirsi assolutamente vuoto.
Poi arriva l’Undicesimo Giorno, il giorno dopo la fine delle città invisibili. Non ci sono più parole e fantasmagorie per preservarci dal Male. Cosa accade quel giorno, quando l’essere Pietra si impadronisce di ogni cosa viva, il Tempo smette di scorrere, la mente smette di sognare, il corpo non sente e desidera più, la pagina è bianca, il Castello del Kan diventa una fortezza vuota, il Kan sprofonda nell’autarchia immobile, e Marco Polo narratore ormai impotente sa che verrà perciò ucciso?
Qui inizia l’Endecameron 2019.
Il Terribile è già accaduto(Heidegger). L’Inferno-Medusa sta volgendo in pietra le cose e le persone. Ma lo spazio mortalmente ordinato dell’Impero del Kan è percorso ancora da viandanti sopravvissuti, resti e lacerti del mondo che ancora viveva. Vanno verso il Castello del Grande Kan. Parlano ognuno lingue diverse, segni diversi. Portano frammenti di esperienze e frammenti di realtà disarticolati. Sono Babele, messaggeri di Informe e di Caos. Viaggiano leggeri. Disordinano il rigor mortis pietroso e lapideo che si sta impossessando della vita, dei corpi e di Kublai.
Ciascuno a modo suo, sono artisti. Una piccola comunità caotica capace di creare ancora forme, segni, narrazioni e gesti. Da loro può emergere ciò che salverà Kublai Kan e il suo Impero dal diventare statua, pietra, lapide, desideri congelati. Forse.
Dove, quando
Nel Castello rinascimentale di Rocca Sinibalda, opera geniale di Baldassarre Peruzzi. A forma di scorpione, in alto sulla valle del Turano, una lunga galleria di affreschi manieristi cinquecenteschi ispirati dalle Metamorfosi di Ovidio, collezioni che raccontano di forme e trasformazioni.
Dal 30 giugno fino alla Notte Bianca del 6 luglio.
Cosa accade
10 artisti, narratori, performer, produttori di forme e di immagini, corpi, vivono nel bel Borgo medievale di Rocca sinibalda. Ogni mattina si chiudono nel Castello, fino alla mezzanotte. Alla chiusura del portone, nella Corte Grande o nei Sotterranei, viene proposto il tema della giornata, Lì giorno dopo giorno ognuno produce, da solo e con altri, qualcosa. La sera, chi vuole, da solo o con altri, racconta, mostra, recita, performa ciò che ha prodotto. La libertà è totale, ma all’interno del filo narrativo che va da una giornata all’altra.
Intanto si mangia, si beve, si fantastica e gioca a smontare la realtà, ci si fa possedere dal Castello, dai fantasmi, dall’inconscio e dagli altri.
Intanto alcuni registrano, filmano, fotografano, prendono appunti, per descrivere ciò che accade o non accade.
A mezzanotte i viandanti-artisti tornano fuori, nel Borgo.
La settima sera è invece la Notte Bianca. Il lavoro delle sette giornate diventa una narrazione notturna, aperta a chi vuole partecipare dall’esterno.
Gli artisti residenti
Irmak Donmez
Mauro Di Silvestre
Christiane Geraldelli
Giulia Flavia Baczynski
Vera Pravda
Stefano Boato
Sabrina Ventrella
Fabio della Ratta (Biodpi)
Accompagnati da
l’incursore polimorfo Marco Stancati
http://www.coris.uniroma1.it/users/marco-stancati
la narratrice veggente Luisa Pronzato (www.corriere.it)
la mediatrice curiosa Alessandra Fenizi
https://www.facebook.com/alessandra.fenizi
I custodi della soglia
l’antropologa cristina cenci – ricercatrice di fantasie esatte https://www.facebook.com/cristina.cenci.90
lo psicoanalista enrico pozzi – straniero interno
I complici
l’antropologo ubiquo/amazzonico Massimo Canevacci (vedi intervento a Nemo: https://www.youtube.com/watch?v=8O5TfdM0sS8 )
l’antropologo delle gabbie Vincenzo Padiglione http://www.castelloroccasinibalda.it/il-castello/collezioni/
Il Castello delle Metamorfosi
Il Castello è Kublai Kan. Sotto i colpi del Male trionfante, diventa pietra senza vita, monumento. Le grottesche, le maschere, le rappresentazioni, le figure e gli oggetti bizzarri che lo abitano perdono la capacità di meraviglia. Sa che si salverà solo vedendo ancora una volta città invisibili. Per questo ha aperto il grande portone di ferro agli Stranieri portatori del disordine. Sono la sua ultima possibilità. Entro la fine dell’Undicesimo Giorno capirà se saranno riusciti a restituirgli la potenza vitale della fantasia, del desiderio e dell’irrealtà. Oppure se è ormai solo un castello.
PADOVA 2019
PISA 2019
“ARCHEO-CITY: frammenti di memoria”
Stefano Boato per OFFICINE GARIBALDI – Via Gioberti, 39 PISA
03 > 10 maggio 2019
Opening > 03 maggio ore 17.00 presentazione a cura di Alice Zucchini
www.officinegaribaldi.it – www.stefanoboato.com
L’artista veneziano Stefano Boato, con “Archeo-City: frammenti di memoria” riapre il dialogo che aveva incominciato a tessere col pubblico prima nel 2017 con l’esposizione “Cities” realizzata a Padova allo Spazio Tindaci e poi nel 2018 con “Metropolis” che ha tenuto a Milano da Colombo in Via della Spiga.
“Archeo-City: frammenti di memoria” sarà ospitata nello splendido spazio culturale "Officine Garibaldi" di Pisa dal 3 al 10 maggio 2019, con inaugurazione venerdì 3 maggio alle ore 17 a cura di Alice Zucchini, Responsabile BLOG di “Officine Garibaldi” che presenterà il progetto e il percorso espositivo.
Boato ha realizzato una raccolta di lavori, nuovi ed inediti, sul tema delle "Città": plastici realizzati con componenti ed apparati elettronici recuperati da vecchi computer destinati al macero ed assemblati come tessere di un mosaico e poi dipinti a formare suggestioni di città abbandonate e in apparenza silenti o forse a testimoniare le rovine di un’archeologia post-industriale, sicuri frammenti di una memoria dimenticata o latente che si insinua nei meandri dei componenti elettronici di cui sono composte.
Queste nuove “Città” che l’artista ha battezzato “Archeo-City” ricordano affascinanti reticoli urbani, luoghi privilegiati dove si spiega l’agire umano, che si distendono davanti agli occhi di chi guarda e osserva: sono questi frammenti che rimandano alla memoria di tempi antichi o sono il palcoscenico di una nuova realtà cosmopolita dove tutto è immobile e in attesa di vita?
L’artista si pone un quesito, che è l’eterno quesito che si pone l’uomo: dove è l’uomo e dove è la vita? Allo spettatore la risposta.
L’installazione e le opere che l’artista realizza per “Officine Garibaldi” si lasciano ispirare dal libro “Olgius, viaggio verso l’ignoto” scritto da Antonio Pra, architetto e amico d’infanzia dell’artista e che verrà presentato il giorno dell’inaugurazione alle ore 18.
L’artista Boato e lo scrittore Pra fanno interagire le loro opere: da un lato le “Archeo-City” di Boato ci vogliono far riflettere sul nostro passato catapultandoci a pensare come sarà il nostro futuro, l’”Olgius” di Pra si interroga sulle Antiche Civiltà e attraverso la scoperta di avanzati artefatti tecnologici ci spinge a pensare che ci potrebbero essere delle ragioni in grado di far vacillare le nostre certezze sul mondo che ci circonda.
Entrambi gli artisti saranno presenti all’inaugurazione venerdì 3 maggio 2019.
L’installazione e la mostra resteranno visibili al pubblico dal 3 al 10 maggio 2019 con ingresso libero nella zona di ingresso dello spazio “Officine Garibaldi”.
Lo spazio espositivo: dalle ceneri dell’Istituto commerciale Einaudi sono sorte le Officine Garibaldi, un progetto per un immobile innovativo che investe 8 milioni di euro che, grazie a fondi comunitari-regionali e che vuole valorizzare il patrimonio storico e culturale della città di PISA.
Una struttura polifunzionale, dalla superficie di quasi 5mila metri quadrati con un ampio spazio esterno, con pareti a vetro per valorizzare le mura antiche della città che scorrono alle sue spalle.
Uno spazio per uffici, postazioni coworking, sale formazione, biblioteca e le sale per gli eventi, un centro intergenerazionale ed interculturale, dove vedere spettacoli cinematografici, ascoltare musica, leggere insieme un libro, cercare informazioni generali e sul territorio, conoscere lo sport, frequentare corsi di formazione, usufruire dello sportello di ascolto e orientamento, avvalersi dei mezzi di comunicazione di web tv e radio e, soprattutto, comunicare con il mondo.
Uno spazio per tutti quei giovani che hanno idee imprenditoriali e progettuali per il loro futuro dove trovare il supporto di una rete per realizzare i propri sogni.
SCORZE (Venezia) 2018
Si inaugura sabato 1° dicembre 2018, alle ore 18.30, presso gli spazi espositivi di Villa Orsini di Scorzé (via Roma, 53; vedi scheda evento allegata), Rivelare, personale dell’artista Stefano Boato.
La mostra, visitabile fino a domenica 16 dicembre 2018, è curata dal critico d’arte Gaetano Salerno e realizzata in collaborazione con il Comune di Scorzè, con il Circolo Culturale Scorzè e con Segnoperenne.
Rivelare presenterà al pubblico una selezione critica di lavori dell’artista appartenenti a diversi periodi e a differenti cicli esecutivi (Reticoli, Combine, Box 3D, Contaminazioni Pop, Collage) per evidenziarne la ricerca eterogenea - compiuta primariamente nel solco della pittura - e i valori concettuali evocati da un’azione pittorica solo apparentemente dicotomica, prima dettagliato atto descrittivo (verso la forma), poi perentorio atto sottrattivo (sopra/oltre la forma), con tratti cromatici che si stendono sulle stesse immagini (“un effetto ottico visivo che allontana l’immagine dallo spettatore come una specie di sipario” usando le parole dell’artista) per ricondurle alla loro potenziale natura astratta (dietro l’inganno visivo della pittura) e per riflettere sul loro significato aprioristico e archetipico.
Dice Stefano Boato parlando del proprio lavoro: “Compongo forme usando sagome ricavate da immagini e simboli comuni. Mi interessa più la forma che il contenuto simbolico; poi allontano tutto dietro un sipario di righe colorate, a volte tra loro parallele, a volte incrociate. Devo trovare il punto di equilibrio, il punto in cui il quadro è compiuto e poi fermarmi perché potrei arrivare a coprirlo interamente di colore, riga dopo riga”.
Un ragionamento ontologico sulla pittura contemporanea (nei medesimi luoghi esplorati dalla pittura analitica e dalla pittura concreta); ridipingere la pittura è infatti, secondo il critico Gaetano Salerno, una ricerca sul valore semantico della pittura stessa, oltre l’apoteosi dell’icona che qui non si manifesta attraverso la sua struttura compiuta, piuttosto si offre nel percorso di annullamento (“riga dopo riga”) che ne confuta i valori mediatici senza tuttavia privarla degli elementi significanti né dell’essenza compositiva originaria data dalla sua ricostruzione sommativa, presente oltre il velo della prima e
immediata superficie, sulla tela.
Le opere presenti in mostra, pitture di piccole, medie e grandi dimensioni (acrilico e tecnica mista su tela e su differenti supporti, collage) determinano così reiterate duplici scoperte nel testo (e oltre il testo) pittorico, determinanti rivelazioni, sia per l’atto del ri-velare (cioè del ri-coprire) con il quale l’artista compie una seconda azione pittorica sui soggetti già presenti nell’opera (mutuati dall’archivio di visioni pop, condivise e riconoscibili) e apparentemente ne modifica la lettura percettiva, sia per l’”atto rivelante”, lo svelare cioè l’icona, enfatizzata dal fitto reticolo di trame cromatiche che, lasciandone intravedere l’essenza (imagines agentes), ne rafforzano sia l’immanenza sia il senso del loro essere.
Scrive Gaetano Salerno, curatore della mostra, a proposito della ricerca dell’artista: “Oltrepassando un confine labile che lo schermo pittorico può solo enfatizzare, Stefano Boato apparentemente stempera sulla superficie della tela l’incertezza dell’esistenza attraverso un agire che cita il soggetto negandolo con apparenze e trasparenze, inquadrandone e svelandone la natura teorica dietro una barriera protettiva al tempo riflessiva e riflettiva. Ridipingere la pittura equivale invece a esplorare ogni livello del non essere; citare le assenze e i vuoti di una realtà appiattita e uniformata dalle forme e da una ponderata casualità di linee intersecanti le linee del mondo della figurazione - l’ordine cosmico perduto - traduce il bisogno di una generazione artistica di definire il proprio spazio, dopo l’implosione del senso e l’epoca delle disarmonie.
Con colori filamentosi e vibratili tracciati lungo le direttive compositive del quadro individua gli interstizi nei quali ricollocare il senso del nostro pensare l’opera, orientando i punti di fuga degli sguardi su presenze riconoscibili, spinte verso nuovi epiloghi comunicazionali perché liberate definitivamente da ogni appiglio realistico o immaginifico. L’essenza evanescente della materia trascende l’immobilismo geometrico o la genericità di espressioni minimaliste: segmenti e porzioni severe di rette trasportano emotivamente l’archetipico rigoroso a un lirismo armonico e fortemente empatico, scandagliando la sfera dell’intuibile, oltre l’estetica limitante
dell’ortogonalità, per aprire ogni visione all’inafferrabile […] “. (da testo critico Ridipingere la pittura, catalogo World Wide Works)
Stefano Boato nasce a Dolo (Venezia) nel 1961. Vive e lavora tra Padova e Venezia.
Sviluppa, crescendo, una formazione scientifica sino a completare gli studi con la laurea in Ingegneria all’Università di Padova.
Dal 1990 compie da autodidatta studi sulle tecniche pittoriche e approfondisce le conoscenze sulle Avanguardie storiche con cui continua a confrontarsi esprimendo e ricercando un linguaggio autonomo e personale. La sua ricerca artistica percorre due binari paralleli che partono dall’osservazione e dagli stimoli del mondo reale per approdare a due differenti ma complementari ambiti di ricerca: lo sviluppo e la
rielaborazione della forma, da un lato, lo studio della rappresentazione dello spazio dall’altro.
Dal 2009 espone i propri lavori in numerose mostre personali e collettive e partecipa a importanti premi artistici internazionali.
Vive e lavora tra Padova e venezia
MILANO 2018
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"CITIES
GIALLO MARTE"
2014
95x100x5
tecnica mista,
componenti elettronici e smalti al nitro su legno.
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Particolare